Terapie e Attività assistite dall’animale (Animal Assisted Therapy). Le terapie assistite dall’animale sono, nel linguaggio comune, identificate con il termine generico di Pet Therapy.
Questo termine deriva dall’unione della parola Pet che significa animale d’affezione e Therapy ossia terapia, risale agli anni ’60 e da allora vengono identificate con questa terminologia tutte quelle attività pratiche svolte con l’aiuto degli animali in campo terapeutico.
“Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico – emotivo” (MOR – Manuale Operativo Regionale. Regione Veneto.)
Negli anni ’70 sono cominciati gli studi su questo tipo di co-terapia con l’ausilio degli animali, grazie a psichiatri americani come Boris Levinson che nel suo libro “Dog as co-terapist” (1961) ne parlò per la prima volta e i coniugi Corson che proseguirono le ricerche del dottor Levinson. Da allora sono stati svolti numerosi studi che hanno documentato i risultati positivi derivati dall’utilizzo degli animali nelle terapie.
È stato registrato come, chi possiede un animale viva meglio o come l’animale influisca su parametri fisiologici quali la pressione arteriosa e riesca a ridurre lo stress e l’isolamento del proprio padrone.
Il principio per cui ciò accade va ricercato nella relazione uomo-animale.
“L’interazione uomo-animale presenta importanti valenze emozionali, cognitive, formative, assistenziali e terapeutiche che vanno promosse, tutelate e valorizzate all’interno della società.” (Carta Modena art.2)
“La Pet Therapy ha caratteristiche simili d’ogni altra terapia. Non è una panacea che va bene per tutte le malattie, va usata a ragion veduta e soprattutto bisogna saperla usare. Senza produrre danni, se mal utilizzata anche la Pet Therapy può essere inefficace. […]” (Ballarini, 2003)
La pet therapy non è una terapia alternativa ma piuttosto una terapia che agisce in sinergia con le altre, per questo la possiamo definire come una co-terapia.
A dimostrazione del crescente interesse per le terapie assistite nel 2002 da una collaborazione tra il Ministero della Salute e partner operanti nel settore veterinario e della pet therapy viene redatta “Carta Modena” (dalla sede che ha ospitato i lavori) in cui si elencano una serie di articoli che sanciscono i principi e i valori dell’approccio relazionale tra uomo e animale a scopo beneficiale. Il documento enuncia la nascita di attività che non si basano esclusivamente sull’uso dell’animale bensì sulla costruzione di relazioni da cui scaturiscano benefici per il paziente.
Pet Therapy: passato, presente e futuro.
Il principio che gli animali, con la loro presenza, possano rendere non solo la nostra vita migliore ma che abbiano degli effetti benefici anche sulla nostra salute, è qualcosa di noto già dall’antichità. In Egitto il cane era sacro al dio Anubi protettore dei medici e numerose sono le figure di animali guaritori pagani o appartenuti ai santi cristiani.
Tra il V e il IV secolo a.c Ippocrate di Cos aveva già individuato i benefici di una cavalcata, che poteva combattere insonnia e ritemprare il fisico e lo spirito.
Scorrendo velocemente le pagine della storia, a partire dalla fine del 1700 in Europa vi sono numerose esperienze, negli ospedali militari e civili, gli animali vengono usati per migliorare le condizioni psicologiche e fisiche dei pazienti. Vi furono esperienze positive nella cura di soggetti psichiatrici che avendo la possibilità di accudire un animale aumentavano il proprio autocontrollo diminuendo i comportamenti aggressivi, oppure negli stati uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, al Pawling Army Air Force Convalescent Hospital, la presenza degli animali permetteva una migliore ripresa psicologica dei soldati americani feriti.
Ma fu nel 1953, in America, il momento in cui si cominciò seriamente a parlare di Pet Therapy.
Lo Psichiatra Boris Levinson fu chiamato per valutare lo stato psicologico di un bambino il cui isolamento andava peggiorando e le sedute effettuate con altri specialisti avevano dato scarsi risultati.
Il caso volle che, per un disguido, i genitori e il bambino arrivassero con un’ ora di anticipo rispetto al loro appuntamento, mentre il Dott. Levinson era nel suo studio a lavorare con accanto il suo cane. Lo psichiatra fece entrare la famiglia dimenticandosi del cane, ma quest’ultimo non passò inosservato dal bambino che cosa che si diresse verso l’animale, iniziò ad accarezzarlo ed a giocare con lui.
Il bambino fu capace di interagire con l’animale tramite il gioco e lo psichiatra, grazie ad esso, fu in grado di costruire un “ponte comunicativo” con il bambino che raramente era in grado di interagire con gli altri.
Da allora Levinson cominciò lo studio di una possibile terapia con l’ausilio degli animali e, nel 1962, pubblica il libro “Dog as co-terapist” in cui enuncia per la prima volta la teoria di questa nuovo approccio terapeutico, il quale impiega la relazione con l’animale per trarre dei benefici in soggetti con varie patologie.
In questi 50 anni l’applicazione dell’idea del dottor Levinson sì è notevolmente allargata, numerosi studi sono stati svolti e sono tuttora attivi sui benefici reali che queste terapie assistite hanno su varie patologie del bambino, adulto e anziano.
In Francia la pet therapy è molto diffusa soprattutto nelle scuole, dove viene utilizzata per favorire lo sviluppo psicologico dei bambini con problemi caratteriali. In questo Stato la pet therapy si è affermata grazie al dottor Condoret che, dopo aver svolto un tirocinio negli Stati Uniti proprio con Levinson, cominciò a occuparsi del trattamento di bambini con difficoltà di linguaggio.
La terapia consisteva nell’utilizzare cani che rispondevano al comando solo quando il bambino usava il suono corretto; ciò favoriva la riabilitazione linguistica dei pazienti, poiché quest’ultimi avevano una motivazione molto forte nell’emettere la parola giusta.
Secondo Condoret prendersi cura di un animale stimola il senso di responsabilità, invogliando il bambino a fare nuove esperienze e conoscenze. Altre esperienze sono state fatte in Austria, Portogallo, Australia, Gran Bretagna. Gli Stati Uniti rimangono comunque la patria della pet-therapy.
Fin dagli anni Settanta, infatti, sono iniziate ricerche sull’ausilio degli animali nei manicomi e nelle prigioni e, grazie a questi progetti, è stata dimostrata un’attenuazione delle tensioni psichiche ed una riduzione dell’aggressività.
Le osservazioni del dottor Levinson furono riprese dagli psichiatri Samuel e Elisabeth Corson, i quali coniarono il termine “Pet Facilitated Therapy”, terapia facilitata dagli animali. I coniugi Corson effettuarono uno studio in un ospedale psichiatrico, mettendo a contatto un gruppo di cani con pazienti gravi resistenti ad altre forme di terapia.
I pazienti vennero stimolanti a prendersi cura degli animali e ad interagire con loro in una serie di situazioni terapeutiche programmate. I risultati indicarono che le relazioni tra i pazienti e con il personale erano migliorate ed inoltre alcuni soggetti avevano mostrato un incremento della quantità, della ricchezza del linguaggio verbale, delle risposte agli stimoli del terapeuta e una diminuzione dei comportamenti problematici.
Risultati interessanti e imprevisti fornì nel 1977 una ricerca dell’università della Pennsylvania in cui, ricercando i fattori sociali che facevano ammalare di cuore, si scoprì che il possesso degli animali domestici era il maggiore indicatore di longevità nei soggetti oggetto dello studio.
Negli Stati Uniti nel 1997 venne fondata la Delta Society®, organizzazione prestigiosa che si occupa, a livello internazionale, di terapie assistite e ad essa sono affiliate Associazioni che operano a livello nazionale nei vari stati del mondo.
In Italia, la pet therapy è arrivata solo nel 1987 grazie al Convegno su “Il ruolo degli animali nella società”, svoltosi a Milano. Nel 1990 nasce, sempre a Milano, la prima associazione che si occupa di pet therapy in Italia, l’AIUCA (Associazione Italiana Utilizzo Cani d’Assistenza per Pet Therapy), affiliata della Delta Society.
In Italia nel 2003 si è fatto il primo passo per regolamentare gli interventi assistiti grazie al decreto legislativo del Presidente del Consiglio dei Ministri in merito al “recepimento dell’accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, del 28 febbraio 2013” (GU Serie Generale n.52 del 4-3-2003)
Il decreto prevede, dunque, che ogni Regione pubblichi le sue linee guide in merito ai programmi assistiti ma attualmente, solo le Regione Veneto, che ha redatto il “MOR – Manuale Operativo Regionale in materia di Pet therapy”, in attuazione della legge regionale n. 3 del 03.01.2005 “Disposizioni sulle terapie complementari (Terapia del sorriso e Pet Therapy)” e la Regione Toscana, con la legge 59/2009, hanno regolamentato, anche se solo in parte, le attività di Pet therapy .
Al Capo III della presente legge, articolo 16, si legge:
“Attività e terapie assistite da animali
- L’impiego di animali nell’ambito di percorsi assistenziali o terapeutici deve avvenire nel rispetto delle disposizioni della presente legge. E’ vietato il ricorso ad animali selvatici e a cuccioli di età inferiore a sei mesi.
- La programmazione e l’attuazione di attività e terapie assistite da animali devono avvenire sotto il controllo dell’azienda USL. Il regolamento di cui all’articolo 41, definisce i requisiti degli operatori e degli animali per l’attivazione dei programmi.” (BURT TOSCANA 26.10.2009 n. 41)
Il Regolamento di attuazione della legge regionale 20 0ttobre 2009, n.59 “Norme per la tutela degli animali. Abrogazione della legge regionale 8 aprile 1995, n.43 (Norme per gestione dell’anagrafe del cane, la tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo)” all’articolo 7 definisce i passi per attuare un programma assistito in regola con le attuali norme vigenti.
“Art. 7 Attività e terapie assistite da animali (art. 16 l.r. 59/2009)
1. Le attività di cui all’articolo 16 della l.r. 59/2009 sono le seguenti:
a) attività assistite da animali;
b) terapie assistite da animali.
2. Il responsabile del progetto di attività o di terapia assistita da animali comunica, anche in via telematica con modalità conformi all’articolo 3 della legge regionale 23 luglio 2009, n. 40 (Legge di semplificazione e riordino normativo 2009) alla struttura dell’Azienda USL competente in materia di sanità veterinaria l’inizio del progetto medesimo.
3. Il progetto è condotto esclusivamente da operatori in possesso di competenze tecniche debitamente documentate.
4. L’idoneità dell’animale coadiutore allo svolgimento del progetto è attestata mediante apposita certificazione, con validità annuale, da un medico veterinario esperto in comportamento animale individuato dal responsabile del progetto.”
La ricerca e l’approfondimento delle tematiche legate alla terapia assistita continua ancora oggi, cercando di registrare gli effettivi benefici e i risultati in maniera scientifica per togliere quell’aria di magia che tutt’ora ruota intorno alla relazione uomo-animale.
Il corso di formazione CSEN per Operatore e Conduttore di pet therapy segue rigorosamente le linee guida di suddetta Legge Regionale e si propone come obiettivo quello di formare personale preparato per poter partecipare ad un lavoro di equipe multidisciplinare.
Scopri maggiori informazioni sul corso: www.csenfirenze.it/corso-pet-therapy-2015/
Giovanna Carlini
Psicologa, Psicoterapeuta
Medico Veterinario
Dottore Comportamentalista
Responsabile provinciale Pet Therapy