Sport dilettantistico: primi effetti dell’elenco CONI delle discipline sportive riconosciute
di Simone Boschi – commercialista, esperto in sport-management
Siamo a meno di tre mesi dall’entrata in vigore degli effetti derivanti dall’elenco CONI delle discipline sportive riconosciute. Dal primo gennaio 2018 potrebbero cambiare profondamente gli scenari per molte associazioni e società sportive dilettantistiche, fino al rischio di perdere il riconoscimento sportivo e di non poter più usufruire delle agevolazioni fiscali e di quelle sui rimborsi sportivi.
Può rivelarsi totalmente inutile cambiare lo statuto, diventare associazione di promozione sociale, preferire la vocazione culturale a quella sportiva.
LO STATUTO – le clausole statutarie sono regole interne che i soci si danno al fine di operare nel rispetto di determinate finalità, per conseguire una serie di obiettivi. Tali regole vanno poi osservate in concreto: se mi accorgo che le attività statutarie non rientrano fra quelle espressamente previste negli elenchi CONI, non serve assolutamente a niente inserire in statuto attività sportive presenti nell’elenco se poi esse non vengono di fatto praticate, oppure cambiare nome alle attività offerte ai frequentatori, sotterfugio ancora peggiore che può nascondere intenzionale illegalità.
E comunque, per le attività svolte che non rientrano fra le discipline CONI, il problema resta molto delicato.
L’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE – con l’entrata in vigore del D.Lgs. 117/2017 è stata abrogata la Legge 383/2000 sulle associazioni di promozione sociale: ne deriva che se sono già iscritto nel registro delle A.P.S. mantengo temporaneamente tale qualifica, ma se intendo iscrivermi adesso non posso farlo.
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE – se la mia associazione intende continuare a praticare o insegnare attività non inserite negli elenchi CONI, non serve a niente trasformarsi in associazione culturale, sperando che ciò consenta di svolgere attività detassata e pagare rimborsi sportivi: certo, se l’indirizzo culturale è quello prevalente si può modificare lo statuto per renderlo conforme alle attività effettivamente praticate, ma non cambia la sorte delle agevolazioni non più fruibili.
In sintesi, se il club non ha più possibilità di essere riconosciuta dal CONI, decade dal registro: sta al comitato provinciale della mia Federazione o Ente di promozione sportiva mantenere l’affiliazione, che tuttavia non darà luogo all’iscrizione al registro CONI ma potrà semmai servire per la valenza sociale se l’ente di affiliazione è riconosciuto dal Ministero dell’Interno.
Senza il riconoscimento CONI è vietato detassare i proventi derivanti dalle iscrizioni a corsi e lezioni, che saranno conseguentemente gravati di IVA e costituiranno ricavi imponibili ai fini delle imposte sui redditi, fatta salva la possibilità di aderire a regimi fiscali forfetari che possono ridurre (ma non azzerare) il peso delle tasse.
Senza il riconoscimento CONI, inoltre, non è possibile erogare rimborsi sportivi a istruttori, insegnanti, atleti, collaboratori: è estremamente probabile che detti emolumenti, stante la continuità del rapporto instaurato, obblighino addirittura agli adempimenti del datore di lavoro aziendale e ai pagamenti dei contributi previdenziali e delle imposte sul reddito, salvo capire se possano sussistere i presupposti per contratti diversi dal lavoro subordinato, il che non esenta a priori né dal pagamento di imposte e contributi, né da altri specifici adempimenti del sostituto di imposta.
Nel caso in cui l’associazione o società sportiva svolga sia attività riconosciute dal CONI, sia attività non previste dall’elenco, si dovrà prestare estrema attenzione perché per le prime sarà possibile continuare a fruire delle descritte agevolazioni, mentre per le seconde non si potrà più.
Nel caso in cui non si possano distinguere le une dalle altre, le cose si complicano alquanto poiché, senza un criterio oggettivo, riscontrabile e documentato di differenziazione, si ricade nell’ambito più gravoso e oneroso, con decadenza delle agevolazioni.
Dunque gli scenari sono particolarmente delicati e potrebbero portare a costi e adempimenti insostenibili per i sodalizi; la maggiore preoccupazione del momento riguarda Yoga, Pilates e Olistica, ma anche Fitness e talune discipline di ballo
Questo problematico ambito è uno degli argomenti che saranno trattati durante il percorso didattico multidisciplinare in management dello sport organizzato da CSEN FIRENZE e CSEN PRATO in sei lezioni a partire dal 4 novembre 2017, consultabile al link: www.csentoscana.it/percorso-formativo-multidisciplinare-in-management-sport/
Durante le lezioni verranno affrontati i tradizionali temi di fisco, lavoro e amministrazione, salute e prevenzione, responsabilità nella conduzione di associazioni e società sportive, ma verrà dedicato spazio anche ai problemi derivanti dalle discipline CONI riconosciute e dall’entrata in vigore del nuovo Codice del Terzo Settore che ha fra l’altro abrogato la legge sulle associazioni di promozione sociale.